Molti lo hanno definito un manifesto programmatico, altri un grande dono alla Chiesa. In ogni caso le 220 pagine, suddivise in 5 capitoli, dell’esortazione apostolica Evangelii Gaudium di Papa Francesco sono da leggere, rileggere, sottolineare e approfondire. La trama, ricca e puntuale, riaffermando con forza e semplicità il principio della gioia, indica visioni e criteri, approfondisce verità, offre applicazioni, si rivolge a tutti e sembra indirizzata a ciascuno (pdf in allegato).
Destinata ai Vescovi, ai presbiteri e ai diaconi, alle persone consacrate e ai fedeli laici il documento affronta la gioia dell’annuncio del Vangelo nel mondo attuale. Attenzione però, non è una enciclica sociale e non tratta specifici temi economici. Il suo scopo è quello di esortare la Chiesa perché sia sempre missionaria e sappia distaccarsi da tutto ciò che non aiuta o addirittura ostacola questo compito prioritario, motivo stesso della sua esistenza.
E ogni capitolo risulta essere prezioso per aiutare i fedeli a vivere quella “gioia del Vangelo” che riempie il cuore e la vita intera di coloro che si incontrano con Gesù e rappresenta il migliore antidoto a “peccato, tristezza, vuoto interiore, isolamento”.
Al centro di questo documento c’è l’idea base di Papa Francesco: Dio che non si stanca mai di perdonare, mentre siamo noi che ci stanchiamo di chiedere la sua misericordia. Dio “torna a caricarci sulle sue spalle una volta dopo l’altra”, “ci permette di alzare la testa e ricominciare, con una tenerezza che mai ci delude e che sempre può restituirci la gioia. E il cristiano deve entrare in questo “fiume di gioia”.
Un fiume di gioia che deve straripare anche fuori. La comunità ecclesiale è chiamata ad uscire da sé per incontrare gli altri. La Chiesa sa che deve “andare incontro, cercare i lontani e arrivare agli incroci delle strade per invitare gli esclusi”. Perché ciò avvenga occorre una profonda “conversione pastorale”, che significa passare da una visione burocratica, statica e amministrativa della pastorale a una prospettiva missionaria; anzi, una pastorale in stato permanente di evangelizzazione.
In questo contesto l’esortazione parla anche delle parrocchie che devono essere “ancora più vicine alla gente”. Insomma una Chiesa dal “cuore missionario” e dalle “porte aperte”.
E al capitolo IV, sulla dimensione sociale dell’evangelizzazione, senza giri di parole il Papa afferma che esiste un vincolo inseparabile tra la nostra fede e i poveri: “Non lasciamoli mai soli”. Al numero 200 evidenzia con dolore “che la peggior discriminazione di cui soffrono i poveri è la mancanza di attenzione spirituale. L’immensa maggioranza dei poveri possiede una speciale apertura alla fede; hanno bisogno di Dio e non possiamo tralasciare di offrire loro la sua amicizia, la sua benedizione, la sua Parola, la celebrazione dei Sacramenti e la proposta di un cammino di crescita e di maturazione nella fede. L’opzione preferenziale per i poveri deve tradursi principalmente in un’attenzione religiosa privilegiata e prioritaria”.
E’ evidente, poi, che per Francesco l’annuncio evangelico va di pari passo con l’aiuto materiale. Tra le righe di questa esortazione c’è posto anche per il “sovvenire”, che da sempre si fonda sui valori del Vangelo. Non sembri strano che anche attraverso la destinazione dell’8xmille e le Offerte per il sostentamento dei sacerdoti si possa realizzare concretamente quell’attenzione verso i poveri di cui parla il Papa.
Perchè in concreto firmare per destinare l’8xmille significa intervenire in tante realtà in favore dei più bisognosi nel corpo e nello spirito, e donare un’Offerta per il sostentamento dei sacerdoti significa contribuire affinché i sacerdoti possano continuare in ogni comunità, piccola o grande, e in ogni condizione la celebrazione dei Sacramenti.
Naturalmente non si esaurisce tutto con una firma o con un’Offerta, ma anche questi semplici gesti possono esprimere l’inizio di una vera preoccupazione per l’altro per il quale "desidero cercarne effettivamente il bene".