Un’indagine condotta dall’Istituto di ricerca GfK presso il clero diocesano italiano ci rivela come sta cambiando l’idea di prete che gli stessi sacerdoti hanno.
Il modello di presbitero risente inevitabilmente dei mutamenti interni ed esterni alla Chiesa, basta ripercorrere la storia del cattolicesimo italiano, in tempi relativamente recenti, per rendersi conto di come si stia trasformando. Dalla stagione del rinnovamento, apertasi con il Concilio Vaticano II, a quella del riassestamento teologico ed organizzativo del pontificato di Paolo VI, dalla fase del risveglio religioso, guidata da Karol Woytila, alla trasformazione teologica culturale di Papa Ratzinger, cambia il modello di sacerdote. Ora la rivoluzione appena cominciata da Papa Francesco può portare nuovi metamorfosi nell’idea stessa di prete.
Per comprendere la trasformazione che sta coinvolgendo il clero italiano analizziamo alcuni dati relativi la gestione della vita quotidiana: dove vive un sacerdote, con chi condivide il quotidiano, sono aspetti che influenzano in concreto anche altri momenti della vita presbiterale e pertanto interessanti per comprendere tali cambiamenti.
Nel clero diocesano, è molto accentuato il fenomeno dei preti soli (quasi il 40%), mentre solo un prete su quattro vive la situazione classica (prete con domestica o familiare). Nel costruire le reti di relazioni affettive di sostegno e di identificazione, sono pochi i sacerdoti che trovano conforto nella famiglia e nel Vescovo.
L’indipendenza e l'autonomia dei nostri preti diocesani ha come contraltare la solitudine che molti sentono e vivono come difficoltà nel gestire i ritmi della vita personale e parrocchiale. Per questo nella quotidianità sono sempre più i sacerdoti che si orientano verso un modello di vita comunitaria.
Contano di meno i legami con i parrocchiani (dal 38% si scende al 19%), mentre crescono i legami tra preti amici (dal 19% al 25%). [grafico 1]
La stessa tendenza è riscontrabile nel modo di immaginare le proprie vacanze: aumentano di molto, quasi raddoppiano, i preti che affermano di trascorrere questo momento di riposo con altri amici preti, a scapito di coloro che invece vivono questo periodo con i propri parrocchiani (giovani o adulti). [grafico 2]
Nelle nostre parrocchie infatti stanno nascendo sempre più “unità pastorali”, cioè piccoli gruppi di preti che hanno responsabilità pastorali poco distinte e spesso poco gerarchizzate, con forme di vita molto simili a quelle degli ordini religiosi. Nonostante, dunque, i sacerdoti abbiano scelto la vita diocesana e di non appartenere a un ordine religioso, in realtà creano delle micro comunità di “preti amici” proprio per ricevere sostegno e appoggio per la propria vita ministeriale.