Archivio Newsletter » Anno 2015 » Home Newsletter Settembre 2015 » 8xmille » Emozioni e ricordi dai 4 finalisti di In Un Altro Mondo
Si è conclusa la seconda edizione di In Un Altro Mondo. I 4 ragazzi volontari e inviati speciali hanno condiviso con noi attraverso racconti ed immagini il mese trascorso nella quattro opere in Kenya, nelle Filippine, in India e in Etiopia. Un mese che apparentemente si è concluso ma che ha lasciato un carico di emozioni ed esperienza che rimarrà per sempre nei loro cuori.
Ecco in breve la loro esperienza.
Remark Temali
Sono poche le volte in cui ti capita esattamente quello di cui hai bisogno proprio quando ti serve. Ma ogni tanto succede. E quando succede non si può non essere felici. A me è successo, mi sono ritrovato a 10000 km da casa proprio nel posto in cui avevo bisogno di stare. Stare tra perone veramente genuine, energiche, travolgenti da cui si può solo imparare.
Apprezzare. Apprezzare quello che si ha, non materialmente, ma le situazioni, le fortune, gli affetti.
Ridere. L'importanza di ridere, per una battuta, per un saluto, a un conoscente, a uno sconosciuto.
Guardarsi. Parlare è facile, dire qualcosa con uno sguardo no.
Stare bene. Non concentrarsi solo sulle piccole cose negative, facendone macigni, ma guardare all'enormità di buono che abbiamo.
Questo si impara il primo giorno, dopo appena qualche ora passata tra bimbi, ragazzi e adulti che sanno essere felici, che sanno apprezzare, ridere, guardarsi e stare bene.
Sapete quanto si può imparare in un mese? Io non lo so, sto ancora scrivendo l'elenco, e non penso si concluderà presto. Ogni giorno ripensando a qualsiasi situazione scopro nuovi dettagli che mi entusiasmano. In fondo il mondo si può cambiare, non è un compito da supereroi, anzi, un po' sono convinto che il "mio mondo" di amici e famigliari un po' l'ho cambiato.
Miranda Ventrella
Lunedì scorso sono tornata dall'India con un sorriso enorme sul volto e il cuore malinconico. Martedì mi sono svegliata e quel sorriso lo avevo ancora, è successa la stessa cosa nei giorni a seguire fino ad oggi. Questo è ciò che mi ha lasciato quest'esperienza: un sorriso fatto d'amore per l'immenso affetto che le bimbe hanno voluto darmi, un sorriso fatto d'allegria per la semplicità con cui affrontano la quotidianità, un sorriso di orgoglio per le suore che ho avuto il piacere di conoscere, così coraggiose da rendermi fiera di averle incontrate, un sorriso triste (per quanto allegro possa sembrare) per tutto ciò che proprio non riesco a capire, per la rabbia che non si placherà mai e per le domande a cui nessuno sa dare una risposta. Potrei continuare all'infinito perché quel sorriso lascia troppe sfumature dietro di sé, come se non fossi mai tornata. L'India ha lasciato una traccia indelebile, ma non è andata via.
Giovanni Ceccarelli
Sono tornato ormai da 20 giorni, la routine è rientrata prepotente nella mia vita. Al rientro tante persone mi hanno chiesto come è stato questo mese passato in Etiopia: ancora oggi ho difficoltà a dare una risposta del tutto consapevole. E’ stato mese ricco di emozioni contrastanti: tanti momenti di serenità e gioia, ma anche di grande dolore e fatica. Posso dire di aver preso coscienza del fatto che il cambiamento è una sfida che richiede tempo: non lo si può forzare! L’educazione richiede tempo, a volte è frustrante non vedere subito i risultati, ma quando arrivano (e arrivano), quanta felicità e soddisfazione! Nei tanti anni di servizio educativo che ho svolto questo è stato sempre un grosso scoglio per me. Questa esperienza mi ha dato tanta energia e speranza.
Marta Moscardi
Un mese nelle Filippine è stato un catapultarsi in un'altra realtà. E questo lo capisci non appena uscita dall'aeroporto di Manila, dove il caldo infernale con un'umidità al mille per cento, e il traffico impressionante in cui rimani immediatamente imbottigliata per ore ti danno subito il benvenuto.
Manila è la città dei contrasti: centri commerciali e fast food a iosa in centro, e dietro l'angolo mega baraccopoli di cui non vedi la fine; macchine costose affiancate da bici-taxi che trasportano anche 7 persone alla volta; ville super lussuose e baracche a 3 piani, fatte di legno e lamiera, in cui vivono ammassate famiglie numerosissime; grattacieli e strade con aiuole curate al dettaglio, dove tra un fiore e una pianta trovano alloggio i cartoni sporchi ed inumiditi dalla pioggia di chi forse una casa non l'ha mai avuta.
Ma in questa città in disordinato sviluppo, inquinata e caotica c'è un angolino quasi incantato, la Little Home of Nazareth, abitato da 17 meravigliose bambine, che per un mese sono state il mio uragano d'amore!
Hanno dai 5 ai 15 anni, e provengono tutte dalle zone più povere della città. Avendole conosciute qui, in questo orfanotrofio pulito ed ordinato, dove ogni giorno si pulisce tutta casa da cima a fondo, si fanno 2 docce e si hanno sempre i vestiti lindi e profumati, e dove di cibo, giochi e libri ce ne sono in abbondanza, non riuscivo ad immaginare da dove provenissero. Fin quando non sono andata in uno Slum a visitare alcune delle loro famiglie. Sì, perché quasi nessuna di loro è in realtà orfana di entrambi i genitori, ma spesso le loro famiglie sono così povere da non potersi permettere di prendersi cura di tutti i loro figli.
Appena ho messo piede in uno Slum mi è venuto da piangere! Non ho parole per descrivere ciò che i miei occhi hanno visto, ma ricordo di aver pensato: "Questa non è vita, non può essere definita vita!" E poi mi sono vergognata e avrei voluto dire ad ognuno di loro "Scusa, scusate, scusateci!", perché nel 2015 non dovremmo permettere che delle persone riversino ancora in tali condizioni. L'emozione successiva è stata, però, anche una sorta di rabbia, sia verso di loro, che spesso restano in un atteggiamento passivo, e anziché fare qualcosa aspettano e chiedono aiuto, sia verso di noi, che questo "Aiuto" a volte nemmeno lo sentiamo, o facciamo finta di niente, credendo che tutto questo non dipenda in fondo anche da noi...
Ma poi continuando a camminare per lo Slum, accerchiata da mille bambini che non facevano altro che saltare, giocare, cantare e ridere, mi sono ricreduta, e nei loro sorrisi ho visto più Vita che nella maggior parte delle persone che conosco.
Vita, Amore, Gioia, Entusiasmo e molto altro ancora è ciò che ho ricevuto dalle mie bambine, o i Miei Sorrisoni come le chiamavo io. Mi hanno infatti subito conquistato con quei loro splendidi sorrisi, che ancora sento capaci di abbracciarmi il cuore!
Un mese ricco quello appena trascorso...di così tante "cose" che nemmeno riesco a dire, e che hanno reso la mia mente più aperta e il mio cuore più grande.
Un'esperienza che consiglierei a tutti, per riuscire, forse, a smettere di commettere l'errore di dire "Non è colpa mia!", ed imparare ciò che davvero conta più di altro. Questo è ciò che si vive "In un altro mondo".
Responsabile: Matteo Calabresi - Coordinamento redazionale: Maria Grazia Bambino - E-mail: newsletterincerchio@sovvenire.it
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