Sul “sovvenire”: un dialogo costruttivo…e lungo
Come dire: quando una cosa interessa, il tempo vola. E così è accaduto nel pomeriggio di lunedì 9 maggio, con il clero di Brindisi, nel nuovissimo seminario intitolato a Benedetto XVI.
Il tema scelto dall’arcivescovo Rocco Talucci – “il sovvenire: tradizione ecclesiale e riflessione teologica” – è stato sviluppato dal presidente nazionale dell’Unione apostolica del clero Mons. Vittorio Peri che, dopo una sintetica “memoria” circa l’8xmille e le offerte deducibili, ha trattato due punti: la prassi delle prime comunità cristiane e il fondamento teologico della partecipazione economica alla vita ecclesiale.
L’esperienza dei primi cristiani
Il primo e ineludibile testo da ricordare è quello in cui Luca descrive lapidariamente la prima “parrocchia” della storia: “La moltitudine di coloro che erano venuti alla fede aveva un cuore solo e un’anima sola, e nessuno diceva sua proprietà quello che gli apparteneva, ma ogni cosa era fra loro comune” (At 3,6). Un testo che rende superfluo ogni commento.
Merita poi una speciale attenzione ciò che intorno all’anno 57 Paolo scriveva nella Prima lettera ai Corinzi: “Riguardo poi alla colletta in favore dei santi, fate anche voi come ho ordinato alle Chiese della Galazia. Ogni primo giorno della settimana ciascuno di voi metta da parte ciò che è riuscito a risparmiare (16, 1-3). L’apostolo chiedeva ai destinatari di fare ciò che avevano già fatto le comunità della Galazia: una libera raccolta di danaro a favore della Chiesa di Gerusalemme.
Tornando poi sull’argomento, nella Seconda lettera ai Corinzi Paolo definiva la raccolta con termini ben più significativi di quello (logeia, raccolta) utilizzato nella prima lettera: non esita a definirla azione liturgia: espressione, questa, che evidenzia un singolare collegamento tra il culto a Dio e la carità al prossimo. La raccolta di denaro, per Paolo, è nel contempo gesto di solidarietà per i poveri ed espressione di culto rivolta a Dio.
Il fondamento teologico
Il relatore poi, ha rilevato che più solida motivazione del “sovvenire” non nasce, primariamente, dal principio secondo cui i soci di una qualsiasi aggregazione debbono tutti farsi carico dei servizi e delle risorse necessarie per la sua attività; nasce invece dalla la consapevolezza che la Chiesa è comunione di persone uguali nella dignità e nell’agire, corresponsabili della sua missione e legate da una solidarietà non solo affettiva ma anche affettiva.
In forza della comunione spirituale (cum-munus, compito da svolgere insieme), ogni comunità ecclesiale è chiamata a operare – nell’annuncio/catechesi, nella liturgia, nell’azione caritativa, ecc. – non con il molto di pochi, ma con il poco di molti; a sostenersi non con grandi offerte di pochi, ma con piccole offerte di molti: gli “oboli della vedova” deducibili nella …dichiarazione dell’ ”ultimo giorno”.
Il solido fondamento del “sovvenire” è pertanto di natura teologica: è la spiritualità vissuta in stretto rapporto con la Chiesa locale: parrocchia e diocesi. La promozione delle “offerte liberali” comporta lacrescita dell’amore per la propria comunità e della stessa spiritualità ecclesiale e, viceversa, la promozione della spiritualità ecclesiale comporta la crescita della generosità dei fedeli. C’è un rapporto di mutuo sostegno: i due aspetti – vita spirituale e generosità economica – sono strettamente connessi.
Eucaristia: fons et culmen
Tutto questo è evidenziato in modo sublime nella celebrazione dell’Eucaristia ove la duplice mensa - quella della Parola (fractio Verbi, all’ambone) e quella dell’Eucaristia (fractio Panis, all’altare) - si estende e si avvera nella fractio vitae, ossia per le strade del mondo, nella vita quotidiana.
Le parole di congedo – “la messa è finita, andate in pace” – sono un invito a continuare nella vita quotidiana ciò che è stato celebrato. Si potrebbe così dire che la messa inizia nel momento in cui finisce, quando ciascuno si fa pane per gli altri nella carità: * carità della verità, attraverso l’evangelizzazione e la catechesi; * carità del pane, nel servizio ai più bisognosi, nella condivisione del tempo, dei beni materiali e spirituali, della cultura, dell’impegno sociale.
Per questo l’Unione apostolica del clero – ha concluso il suo presidente d. Peri - pone tra i suoi scopi primari la promozione della spiritualità diocesana di tutti i fedeli, dei ministri ordinati in particolare sia diocesani sia religiosi, senza alcuna eccezione.