Sale della terra, fermento per la Chiesa, lievito per il mondo. II contributo e il ruolo dei laici è sempre più al centro della vita della Chiesa e della società.
Cinquant’anni fa il Concilio Vaticano II aveva dato indicazioni precise rispetto alla missione del laicato cattolico. «I laici - si legge nella Lumen Gentium del 1964 - sono soprattutto chiamati a rendere presente e operosa la Chiesa in quei luoghi e in quelle circostanze in cui essa non può diventare sale della terra se non per loro mezzo». Spetta ai laici, dunque, «contribuire, quasi dall'interno a modo di fermento, alla santificazione del mondo esercitando il proprio ufficio sotto la guida dello spirito evangelico, e in questo modo a manifestare Cristo agli altri principalmente con la testimonianza della loro stessa vita e col fulgore della loro fede, della loro speranza e carità».
Il ruolo fondamentale dei laici nella Chiesa e nel mondo è stato ribadito nel 1988 da Papa Giovanni Paolo nell’Esortazione Apostolica Christifideles Laici definita da Benedetto XVI “una rivisitazione organica riguardante i laici” che affronta i temi cruciali del laicato cattolico quali: “l’appartenenza alla comunione ecclesiale, la partecipazione all’edificazione delle comunità cristiane e alla missione della Chiesa, la testimonianza in tutti gli ambienti sociali e l’impegno a servizio della persona per la sua crescita integrale e per il bene comune della società”.
Ma oggi, a cinquant’anni dal Concilio Vaticano II e 35 dall’Esortazione apostolica, come sta cambiando l’identità dei laici e la loro missione nella Chiesa e nel mondo?
La crisi delle vocazioni, la moltitudine di impegni che i sacerdoti sono chiamati a svolgere e il fatto che diminuiscono i parroci obbligano a rimettere al centro la comunità cristiana e a pensare a una piena collaborazione tra il clero e i laici. I giovani sacerdoti, in realtà, sono già sulla buona strada per riconoscere pari dignità ai laici, pur se con carismi e ministeri diversi. (Grafico 1)
La crescita del laicato e un nuovo protagonismo laicale sono realtà in molte comunità parrocchiali. Ma di certo la strada della corresponsabilità è ancora ben lungi dall’essere realizzata soprattutto tra i sacerdoti di più giovane incardinazione. Una strada che si compie valorizzando il ruolo dei laici al momento della consultazione e riservando ai sacerdoti la decisione ultima in termini di fede e di morale.
Il Consiglio pastorale è una cartina di tornasole per capire dove si sta andando (Grafico 2). Oltre a rappresentare la comunità parrocchiale, infatti, è il luogo della partecipazione dei laici alla vita della comunità e della corresponsabilità effettiva. All’interno del Consiglio pastorale, laici e sacerdoti analizzano insieme i problemi, individuano le possibili soluzioni e suggeriscono forme di aiuto e di sostegno. È dunque il luogo in cui convergono, si incontrano e si confrontano i bisogni, le necessità e le esigenze della parrocchia.
Solo attraverso la comunione, collaborazione e corresponsabilità tra sacerdoti e laici, pertanto, la Chiesa potrà continuare a esercitare la sua missione fondamentale di guida pastorale e i laici a esercitare il loro ruolo di sale per la terra, fermento per la Chiesa e lievito per il mondo.