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C’è un giorno in cui tutto cambia è la storia di don Giovanni Cecchetto, prete vicentino, che da quarant’anni vive in sedia a rotelle dopo un incidente d’auto. Lui non aveva la patente ma un giorno un amico che lo accompagnava sbandò, uscì di strada e lui ebbe la peggio. Restò paralizzato agli arti inferiori. Ma non si è perso d’animo.
Un amico giornalista, prete, cominciò a portarselo in giro per il mondo per i suoi reportage.
Don Giovanni ebbe il permesso dal Vescovo di Vicenza di abitare in una villetta di proprietà della diocesi e riadattandola per sé ha potuto iniziare ad ospitare persone con difficoltà anche simili alle sue.
Una ragazza divenuta disabile dopo un incidente in città, poco dopo essere arrivata dal Marocco a Vicenza, senza nessuno che la potesse accudire, ha conosciuto in ospedale don Giovanni che le ha aperto le porte di casa e oggi vive con lui.
Valeria Zorzetto, dopo un incidente in auto mentre andava a vedere un locale in cui passare con degli amici l’ultimo dell’anno, esce di strada e rimane paralizzata agli arti inferiori. Anche lei conoscerà don Giovanni, e da lui imparerà a non arrendersi e diventerà una sportiva. Proprio lei che non aveva mai avuto interesse per lo sport. Diventerà una campionessa di Tennis Tavolo, partecipando a 3 Olimpiadi. Dice Valeria “lo sport mi ha aiutato a conoscere una parte del mio carattere che non pensavo di avere: la grinta fino alla vittoria”. La prima competizione internazionale, i campionati europei 1997, andò male: “ma lì ho imparato ad incassare” dice. Don Cecchetto l’ha sempre sostenuta: “mi incoraggiava ad andare avanti, mi mandava messaggi e congratulazioni ad ogni risultato raggiunto”.
“Lo sport rende felici” afferma con sicurezza Valeria. “Vincere o perdere ti accomuna agli altri, normodotati e no, perché condividi con tutti la tua storia”.
“Alcuni riescono ad accettarsi, altri non ce la fanno, anche a distanza di anni; la maggioranza tuttavia ce la fa” afferma don Giovanni con la sua sicurezza mite “perché si rende conto che soprattutto oggi, a differenza di alcuni anni fa, si può vivere in modo autonomo, nonostante i limiti”.
Bisogna superare la tentazione di rinchiudersi e trovare degli amici come quelli di H81, l’associazione sportiva di cui don Cecchetto è stato cofondatore. Nel 1981, anno internazionale delle persone con handicap, “il primario del reparto di recupero funzionale dell’ospedale di Vicenza” ricorda don Cecchetto, “chiese a me e ad altri di dar vita ad un’associazione, sul modello di un sodalizio nato a Verona, per avviare i disabili allo sport”.
“Proponiamo loro l’attività sportiva, oltre a spingerli ad uscire insieme a noi, o suggerire come attrezzare la casa o che cosa fare per prendere la patente. La disabilità non è una malattia; con H81 si possono praticare molti sport, l’associazione infatti è in collegamento con diverse strutture sportive pubbliche e private, aperte al dialogo con la disabilità”. Innumerevoli i vantaggi fisici e psicologici per un ragazzo disabile che pratichi sport: capisci che la vita non è finita ma ne comincia una diversa”.
Dal giorno in cui accade l’imprevisto che gli cambierà la vita, don Giovanni dice di aver imparato a guardare la vita da un metro e mezzo di altezza, un punto di vista diverso che lo fa tornare più piccolo. L’andare in modo più lento gli consente di scoprire e osservare meglio l’altro. Di ascoltarlo con più tempo.
La sofferenza gli permetterà di essere più vicino ai malati, agli ultimi. Di essere più credibile.
E quando andrà a Lourdes, a Maria chiederà solo di poter continuare ad essere un prete, perché se lo avesse guarito si sarebbe vergognato troppo di fronte a tanti fratelli sofferenti anche molto più piccoli di lui.
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