Newsletter In Cerchio - Settembre 2014 - Numero X - Anno XII
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Il Firmo dunque Dono al meeting dei giornalisti cattolici   versione testuale

Oltre 150 giornalisti provenienti dall'Italia e da alcuni paesi dell’Europa, 25 relatori di spicco nel panorama nazionale dell’informazione, sette strutture alberghiere coinvolte. Sono solo alcuni dei numeri della terza edizione del meeting nazionale giornalisti cattolici “Pellegrini del Cyberspazio” svoltosi dal 16 al 19 giugno 2016 a Grottammare, nelle Marche. L’evento ha ruotato intorno al tema “La foresta che cresce” con l’obiettivo di aprire una concreta riflessione sul giornalismo costruttivo che guarda alla realtà con gli occhi della speranza.

E di speranza si parla negli articoli vincitori del bando "8xmille senza frontiere" arrivato alla sua settima edizione (regolamento in allegato). Come è noto essi ogni anno vengono raccolti nella pubblicazione Firmo dunque Dono la cui ultima edizione è stata offerta a tutti i partecipanti al meeting marchigiano.

Anche su questo numero di In Cerchio pubblichiamo un altro articolo finalista 2015. Il giornalista è Alessandro Ronchini per Vita Nuova di Parma.

Quando l'8xmille fa la differenza: 

racconti di un parroco sulla vita e le opere delle piccole comunità di montagna

Si definisce «un prete di montagna; sono originario di Vezzano e la mia vita di prete — certo non lunga (è presbitero da 6 anni, ndr) — l’ho sempre passata in montagna. Qui ho le mie radici, i miei legami». Incontriamo don Giandomenico Ferraglia in un momento di pausa nel suo quotidiano peregrinare tra Parma, Neviano Arduini (dove vive) e tutte le altre comunità che gli sono affidate. Oltre al centro principale, annuario alla mano, don Ferraglia infatti è rettore anche di Campora, Sasso, Vezzano, Bazzano, Antreola, Cedogno, Lupazzano, Mozzano, Provazzano e Urzano. Insomma, uno che la montagna la conosce.

«Una caratteristica comune — dice — è che sono tutte località piccole, ci si conosce tutti e certamente è più facile “fare comunità”, condividere le gioie e anche i dolori». Un esempio sono le feste patronali dove spesso viene organizzato anche un grande pranzo insieme. «La parrocchia è sì preghiera, è sì partecipare alla Messa, ma è anche stare insieme, parlare con chi si conosce».
 
«In montagna c’è molto calore — continua —, la gente ti vuole bene. Noi siamo in due preti (con lui collabora anche don Massimo Fava, ndr) e sentiamo sempre questo affetto, di cui è segno una torta regalata, un sacchetto di cappelletti, un invito a pranzo la domenica».
Certo non sono solo rose, e il rovescio della medaglia è lo spopolamento che non si ferma e il continuo innalzamento dell’età. «Gli abitanti sono sempre più anziani e spesso non è facile coinvolgerli in iniziative, riunirli anche solo per un pranzo, una tombolata». E per tante ragioni è quasi impossibile che si spostino da un centro all’altro.
 
«La gente è molto legata alla chiesa, la sente come propria. Sono legati per fede ma anche perché è parte della loro vita, delle tradizioni, del proprio passato. E se ne fossero privati sarebbe una grande perdita». Perché se in tempi di crisi le risorse disponibili sono scarsine, in montagna il problema è ancora più forte. «E non perché i nostri parrocchiani non diano! Anzi, in proporzione sono molto più generosi. Ma sono comunità piccole, con molti anziani, e le risorse non bastano. O bastano appena per l’ordinario». Ed è qui che diventa importante l’aiuto che viene dai fondi nazionali e diocesani, in primis grazie all’8xmille.
 
«Coi fondi dell’8xmille — racconta don Giandomenico — abbiamo realizzato il restauro e lavori di sistemazione a Vezzano, a Campora, a Urzano, a Provazzano e a Mozzano. Ora le chiese e le strutture sono accoglienti e l’apporto dei parrocchiani è stato davvero importante. Ma da solo non bastava. Ora anche a Neviano stiamo sistemando l’impianto di riscaldamento dei locali parrocchiali e senza un aiuto non ce la faremmo».
Questo non deve voler dire però – e qui don Ferraglia cita l’indimenticato monsignor Grisenti — che l’aiuto esterno deve “deresponsabilizzare” le comunità. «Queste devono sentirsi chiamate a collaborare ed è giusto che si riceva in proporzione anche a quanto viene donato dai propri fedeli».
 
E non si parla solo di lavori, di restauri o di sistemazioni. Anzi, questi quando avvengono sono in funzione della comunità e della pastorale. «Dire chiesa — spiega — vuol dire anche le aule per il catechismo, l’oratorio, il campetto, le attività dei Grest». Dove i numeri sono di tutto rispetto: all’ultimo centro estivo «che è stato fatto a livello di nuova parrocchia, c’era una media di 100 fra bambini e ragazzi. Ogni giorno li andavamo a prendere nei vari paesi con un pullmino e alla sera li portavamo a casa». Il tutto con un occhio di riguardo ai costi, per non gravare troppo sulle famiglie. Senza contare che ad alcuni nuclei con particolari difficoltà la “retta” era coperta in tutto o in parte dalla parrocchia.
 
Durante l’anno poi vengono organizzati, sempre nei vari paesi, appuntamenti di aggregazione per gli anziani. Ed ecco che servono i locali, «le sale, il riscaldamento. Insomma, i soldi non bastano mai...». E qui i fondi dell’8xmille o le offerte deducibili possono davvero fare la differenza; don Giandomenico parla chiaro: «Noi abbiamo numeri piccoli. Nelle nostre comunità i 5mila euro possono fare la differenza, ecco perché ogni piccola goccia per noi è importante. Nella nuova parrocchia ci sono comunità prive di entrate e quanto più possiamo ricevere, quanto più possiamo dare anche per questi centri più piccoli e per i loro abitanti».
 
E nel concludere la chiacchierata don Giandomenico fa un esempio concreto di come anche le piccole cifre possono fare la differenza: «Ogni tanto organizziamo qualche pellegrinaggio a prezzi molto ridotti, “popolari”. Questi sono momenti di aggregazione, oltre che di preghiera, molto belli e importanti, specialmente per gli anziani. Per questo come parrocchia sosteniamo una parte del costo, in modo da dare a tutti la possibilità di partecipare. E a volte paghiamo la quota per intero, sempre in maniera riservata, a quelle persone che vorrebbero venire ma fanno più fatica. E che magari per pudore hanno vergogna a chiedere un aiuto».
 
Alessandro Ronchini
 

 

 
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