Anno 2015 » Homepage Newsletter Marzo 2017 » Formazione » Mons. Nunzio Galantino: tornare a riconoscere le priorità della Chiesa
“L’ottimizzazione negli investimenti e il profitto, per quanto auspicabili, giusti e giustificati, non possono essere né i primi né gli unici criteri che guidano il nostro impegno”. Lo ha detto Monsignor Nunzio Galantino, Segretario Generale della C.E.I., aprendo lo scorso 13 marzo il Convegno nazionale degli Istituti diocesani per il sostentamento del clero, in corso a Roma fino al 15 marzo sul tema “La responsabilità di essere Chiesa: identità e obiettivi degli IDSC”.
Citando l’Evangelii Gaudium, il Vescovo ha messo in guardia da quella “mondanità spirituale” che può tradursi “in un funzionalismo manageriale, carico di statistiche, pianificazioni e valutazioni, dove il principale beneficiario non è il popolo di Dio ma piuttosto la Chiesa come organizzazione”. “Bisogna avere il coraggio, in alcune circostanze, di stabilire o ristabilire priorità riconoscibili come ‘priorità di Chiesa’, priorità di gente cioè che crede a un Vangelo vero, possibile e praticabile anche nell’amministrazione dei beni”, l’appello di Galantino: “Priorità di una Chiesa che non è disposta a mettere tra parentesi tutto ciò”.
“Praticarsi degli sconti, in questo ambito, vuol dire dimenticare la dimensione pastorale e testimoniale del vostro lavoro, che investe sia le relazioni con le persone sia la relazione con i beni; relazioni che devono essere sempre improntate alla lealtà, al rispetto e alla giustizia”, ha detto il segretario generale della Cei ai presenti, specificando che “la natura delle cose che trattiamo (denaro, beni mobili e immobili) non ci colloca in una sorta di zona franca”. Nel Sussidio sul Rinnovamento del clero, di prossima pubblicazione per raccogliere il frutto delle riflessioni e delle proposte dei Vescovi italiani in questi due anni su questo tema, ha ricordato Galantino, tra i temi affrontati c’è anche quello del rapporto con i beni temporali e il denaro.
Citando l’Evangelii Gaudium, il Vescovo ha messo in guardia da quella “mondanità spirituale” che può tradursi “in un funzionalismo manageriale, carico di statistiche, pianificazioni e valutazioni, dove il principale beneficiario non è il popolo di Dio ma piuttosto la Chiesa come organizzazione”. “Bisogna avere il coraggio, in alcune circostanze, di stabilire o ristabilire priorità riconoscibili come ‘priorità di Chiesa’, priorità di gente cioè che crede a un Vangelo vero, possibile e praticabile anche nell’amministrazione dei beni”, l’appello di Galantino: “Priorità di una Chiesa che non è disposta a mettere tra parentesi tutto ciò”.
“Praticarsi degli sconti, in questo ambito, vuol dire dimenticare la dimensione pastorale e testimoniale del vostro lavoro, che investe sia le relazioni con le persone sia la relazione con i beni; relazioni che devono essere sempre improntate alla lealtà, al rispetto e alla giustizia”, ha detto il segretario generale della Cei ai presenti, specificando che “la natura delle cose che trattiamo (denaro, beni mobili e immobili) non ci colloca in una sorta di zona franca”. Nel Sussidio sul Rinnovamento del clero, di prossima pubblicazione per raccogliere il frutto delle riflessioni e delle proposte dei Vescovi italiani in questi due anni su questo tema, ha ricordato Galantino, tra i temi affrontati c’è anche quello del rapporto con i beni temporali e il denaro.
Un altro invito rivolto da Monsignor Galantino ai partecipanti al Convegno è stato quello di “superare l’idea di una Chiesa distinta tra alcuni che fanno e comandano e altri che usano dei servizi da questi prestati e né pagano il pedaggio”. “Non possiamo negare che spesso abbiamo pensato – o forse continuiamo ancora a pensare – che si possa evangelizzare tenendo separate, anche se inconsapevolmente, la parola e la testimonianza, o peggio ancora che si possa evangelizzare misurando l’efficacia dell’evangelizzazione in termini di influenza socio-politica o di assolutizzazione dell’attività amministrativa”, il monito del Vescovo, che ha sintetizzato il ruolo degli IDSC con tre parole d’ordine: “solidarietà, corresponsabilità e trasparenza”.
“Siamo passati da un sistema di sostegno del clero incentrato sul singolo beneficio e che non prevedeva alcuna forma di collegamento, di compensazione o solidarietà tra le tante e frammentate realtà ecclesiali, a un sistema che promuove la fondamentale uguaglianza di trattamento fra i sacerdoti italiani attraverso adeguate forme di solidarietà e partecipazione”, ha ricordato Galantino, sottolineando che “tale solidarietà oggi trova espressione nella pronta disponibilità dei singoli Istituti diocesani a dare il loro generoso apporto all’Istituto centrale a favore di tutti i sacerdoti inseriti nel sistema, superando possibili tentazioni individualistiche”.
Quanto alle offerte fiscalmente deducibili per il sostentamento dei sacerdoti, il Segretario Generale ha fatto notare che “diminuiscono progressivamente sia la somma complessiva raccolta, sia il numero delle offerte sia il loro valore medio”, segno della “difficoltà a condividere i valori di perequazione e di solidarietà tra tutti i sacerdoti he vivono e operano in Italia e le relative comunità di appartenenza”. Altro rischio è quello dell'”assuefazione”, che “tende a spostare l’asse portante del sistema verso l’8xmille”.
“Siamo passati da un sistema di sostegno del clero incentrato sul singolo beneficio e che non prevedeva alcuna forma di collegamento, di compensazione o solidarietà tra le tante e frammentate realtà ecclesiali, a un sistema che promuove la fondamentale uguaglianza di trattamento fra i sacerdoti italiani attraverso adeguate forme di solidarietà e partecipazione”, ha ricordato Galantino, sottolineando che “tale solidarietà oggi trova espressione nella pronta disponibilità dei singoli Istituti diocesani a dare il loro generoso apporto all’Istituto centrale a favore di tutti i sacerdoti inseriti nel sistema, superando possibili tentazioni individualistiche”.
Quanto alle offerte fiscalmente deducibili per il sostentamento dei sacerdoti, il Segretario Generale ha fatto notare che “diminuiscono progressivamente sia la somma complessiva raccolta, sia il numero delle offerte sia il loro valore medio”, segno della “difficoltà a condividere i valori di perequazione e di solidarietà tra tutti i sacerdoti he vivono e operano in Italia e le relative comunità di appartenenza”. Altro rischio è quello dell'”assuefazione”, che “tende a spostare l’asse portante del sistema verso l’8xmille”.
(Fonte Agenzia Sir, 13 marzo)
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