Ai giorni d’oggi, il dono, fondato sul dare gratuito e non sul ricevere, sembra essere qualcosa di incomprensibile e irrealizzabile da proporre, un “non senso”, un “controsenso”, un gesto che fa sempre meno parte del nostro agire quotidiano. Eppure la vita cristiana è dono, un gesto che dobbiamo recuperare.
“Dare per avere" è la logica del mercato, dell’agire economico, dello scambio di beni e servizi. “Dare per dovere” è, invece, la logica statalista di quei comportamenti pubblici imposti dallo Stato. “Dare per donare” è la logica della solidarietà, della fiducia ed è il vero significato dell’essere cristiani. Il gesto del dono modifica radicalmente il valore di quello che facciamo, ma non in modo quantificabile.
Se ragioniamo solo in termini di calcolo razionale non potremo mai aspettarci nulla di sorprendente, di imprevisto, alcun valore aggiunto, perché la botte dà solo il vino che contiene. È la logica del dono a trasformare l’acqua in vino. Il dono crea ciò che non c’è: un valore aggiunto non computabile in termini razionale, un risultato non quantificabile e non prevedibile. Il donare gratuitamente nelle relazioni umane è dichiaratamente un gesto minoritario, eppure di fondamentale importanza per affrontare i problemi più urgenti che abbiamo davanti.
Se ragioniamo solo in termini di calcolo razionale non potremo mai aspettarci nulla di sorprendente, di imprevisto, alcun valore aggiunto, perché la botte dà solo il vino che contiene. È la logica del dono a trasformare l’acqua in vino. Il dono crea ciò che non c’è: un valore aggiunto non computabile in termini razionale, un risultato non quantificabile e non prevedibile. Il donare gratuitamente nelle relazioni umane è dichiaratamente un gesto minoritario, eppure di fondamentale importanza per affrontare i problemi più urgenti che abbiamo davanti.
Dobbiamo quindi riscoprire l’importanza di quel dono disinteressato capace di attivare uno scambio “virtuoso”. Un donare unidirezionale, dal donatore al ricevente, senza attendersi nulla in cambio. Il donare per un cristiano è un gesto che non attende una contropartita, non vuole innescare una qualche forma di reciprocità, di ricompensa o di restituzione. La gratuità, proprio perché non risponde ai criteri della logica economica, suscita simpatia, gratitudine e crea risposte in termini di imitazione nelle persone, ed è motivo di ridistribuzione, di giustizia sociale e di solidarietà.
La generosità in ogni caso è stata sempre una caratteristica distintiva degli italiani. Da una ricerca condotta da GfK emerge che nel corso del 2014 circa 10 milioni di italiani hanno fatto almeno una donazione in denaro ad un’associazione benefica. La ricerca medica si conferma di gran lunga la prima destinazione della donazione, segue il sostegno alla comunità religiosa/ gruppo religioso a cui si appartiene, e gli aiuti per la lotto contro la povertà in Italia e nel mondo.
Facciamo nostro quindi l’invito del nostro Segretario Generale, Mons. Nunzio Galantino, che nell'omelia della Messa celebrata a Verona al termine della IV edizione del Festival della Dottrina Sociale della Chiesa affermava: “Noi credenti ci siamo appiattiti, perciò dobbiamo recuperare la logica del dono, dobbiamo ricominciare a dare senza pretendere, soprattutto nei confronti delle nuove generazioni”.
Paolo Cortellessa
Responsabile: Matteo Calabresi - Coordinamento redazionale: Maria Grazia Bambino - E-mail: newsletterincerchio@sovvenire.it
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