Newsletter In Cerchio - Settembre 2014 - Numero X - Anno XII
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8xmille senza frontiere: ad Aosta al lavoro per e con le comunità   versione testuale

Vi proponiamo un altro dei vincitori del bando 8xmille senza frontiere 2016-2017 e inserito nella pubblicazione Firmo dunque Dono. Si tratta dell’articolo di Fabrizio Favre per il Corriere della Valle d’Aosta del novembre 2016.
 
“Al lavoro con e per le comunità” è questo il nome del progetto presentato dalla Caritas di Aosta, attraverso Caritas italiana, alla CEI, finanziato con 100mila euro dell'8xmille. Il progetto, iniziato a maggio e della durata di 12 mesi, propone laboratori occupazionali per persone che sono da tempo fuori dal mercato del lavoro e che stanno perdendo la speranza e la fiducia, presso le parrocchie della diocesi, per andare ad effettuare proprio quelle attività di manutenzione che le parrocchie stesse non sono in grado di effettuare ma che, una volta svolte, permetterebbero alle comunità di usufruire di spazi adeguati per le attività pastorali, o altre attività formative utili a far crescere le competenze dei destinatari. “L'idea di fondo - spiega il direttore della Caritas, Andrea Gatto - è quella di offrire percorsi formativi individualizzati e fortemente orientati al lavoro, a persone incontrate presso i Centri di Ascolto o in carico ad altri servizi, che si sono venute a trovare in situazione di forte disagio legato alla mancanza di lavoro, con l'obiettivo di mantenerle attive e vicine al mondo del lavoro, ri-qualificarle e ri-orientarle”.
 
Il percorso (che coinvolge 16 persone, 4 per ogni modulo della durata di tre mesi, e 12 parrocchie) prevede la presenza costante di un formatore, che guida le persone, insegna la corretta esecuzione dei lavori, gestisce le dinamiche di gruppo e fornisce un continuo feed-back alle persone rispetto alle attività. Alcuni momenti di formazione in aula aiutano le persone coinvolte a riflettere sui metodi di ricerca del lavoro, su come predisporre il proprio curriculum, come affrontare un colloquio.
 
La possibilità di fruire di un’indennità di frequenza permette inoltre alle persone coinvolte di avere una entrata economica che possa sostenerle nel periodo del percorso formativo, senza che debbano ricorrere a forme di assistenza o beneficenza. “Si è puntato sul coinvolgimento delle comunità parrocchiali, - precisa Gatto - perché offrissero spazi e opportunità, per permettere di dare un taglio fortemente orientato alla pratica al percorso formativo: le parrocchie possono diventare così ‘spazi laboratoriali’, e non solo, anche luoghi dove le persone vengono accolte, accompagnate e sostenute. L’auspicio è che tale attività possa diventare occasione di crescita anche per le comunità parrocchiali che si aprono all’accoglienza di questa esperienza, perché l’incontro con l’altro costituisce una ricchezza che ciascuno è chiamato a riconoscere”.
 
Tutti i cantieri sono contrassegnati da un pannello (vedi immagine in pagina) che spiega la particolarità dei lavori in corso. Il progetto non è nuovo per la Caritas. Era già stato sperimentato in alcuni periodi negli anni compresi tra il 2011 e il 2015.
 
“In questi anni, sebbene un po' ‘a singhiozzo’ per la difficoltà nel reperire risorse da destinare al progetto, - commenta il Direttore - è stato possibile sperimentare questo tipo di attività presso diciotto parrocchie dislocate sul territorio regionale, coinvolgendo 12 persone in situazione di disagio socio-economico e consentendo loro di beneficiare di un’offerta formativa articolata e strutturata che ha dato esiti positivi”. Cinque destinatari hanno trovato un’occupazione presso aziende locali; tre destinatari sono stati inseriti nei progetti LUS (Lavori di Utilità Sociale) gestiti da una cooperativa di tipo B; un destinatario è stato inserito in un corso di formazione professionale. In soli tre casi le persone non hanno proseguito il proprio percorso di inserimento lavorativo in altri ambiti.
 
“E' stato molto significativo, nel corso di tali esperienze, - spiega ancora Gatto - riuscire a promuovere momenti di accoglienza da parte della comunità locale verso la "squadra" nel periodo in cui era all'opera presso la propria parrocchia: in alcuni casi, che occorre valorizzare e rilanciare, si sono creati momenti di fraternità e di condivisione, quali il momento del pranzo condiviso in casa di qualche parrocchiano. Anche con il nuovo percorso abbiamo cercato di informare la comunità del progetto”.
 
“Attraverso questo progetto - conclude Gatto - ci proponiamo di incontrare e coinvolgere le comunità parrocchiali in diversi modi: un primo momento è stato offerto dal primo contatto, che è avvenuto con il parroco e il consiglio pastorale o con il parroco e alcuni suoi collaboratori, per illustrare il progetto ed individuare luoghi dove svolgere l'attività laboratoriale per restituire alla comunità degli spazi migliorati e più fruibili. Nello stesso incontro o in un momento successivo, si è concordato come presentare il progetto e le attività alla comunità e come coinvolgere la comunità stessa. Tante le modalità: incontri ad hoc, ma anche interventi all'interno di momenti già in calendario o in attività regolari, ad esempio il catechismo, così come l'utilizzo delle bacheche, dei giornalini parrocchiali. Inoltre si è puntato a scegliere una attività per coinvolgere direttamente almeno una parte della comunità.
 
Infine, al termine dell'attività, è prevista una restituzione alle comunità coinvolte, sia attraverso il settimanale diocesano, sia attraverso pannelli da esporre in chiesa che riprendono il senso del progetto, fanno memoria del lavoro svolto e delle ricadute sulla comunità in termini di nuovi spazi recuperati, forniscono con trasparenza i costi del progetto e le ricadute sui percorsi di vita delle persone. Dove possibile, abbiamo organizzato anche alcuni incontri di approfondimento su temi specifici”.
 
Il Consorzio di cooperative Trait d’Union, con il quale la Caritas diocesana collabora da molti anni in diversi progetti di inserimento socio-lavorativo, è il soggetto che, in qualità di ente di formazione accreditato per le fasce svantaggiate, attiverà dei tirocini formativi presso la cooperativa sociale Mont Fallère, la quale metterà a disposizione la figura del formatore e tutte le attrezzature necessarie per la realizzazione delle attività previste.
 
Concretamente è previsto lo svolgimento di attività pratiche nell’ambito delle piccole manutenzioni di stabili e nella cura di aree verdi. Nel dettaglio, i destinatari dell’iniziativa sono impegnati in attività di piccole manutenzioni: riparazioni di serrature e infissi, stuccatura e intonacatura di pareti, tinteggiatura, verniciatura, cura di aree verdi e arredi esterni (panchine, gazebi, ecc.) prevalentemente presso parrocchie, oratori e altre strutture di proprietà della Diocesi, ma anche in altre attività che potranno essere individuate e nelle quali si sarà riscontrato un particolare impatto formativo. L’impegno previsto è di 35 ore settimanali, suddivise in cinque giornate settimanali. Le attività saranno presidiate dal formatore, il quale si occuperà anche di tutti gli aspetti legati alla logistica, alla pianificazione e all’organizzazione delle attività formative.
 
 
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